Se hai letto la prima parte, non potrai fare a meno di leggere la seconda.
A Nuvolari, si deve l’invenzione della tecnica della sbandata controllata, ovvero il far slittare le ruote posteriori durante una curva per poi ritrovarsi sul rettilineo con le ruote già dritte e in piena accelerazione. Ancora oggi, questa tecnica viene usata nel rally.
Inutile dire che la fama di Nuvolari fu usata dal regime fascista per creare l’immagine di un’Italia vincente, di cui lo sport era solo una delle eccellenze, strategia usata anche nel secondo ‘900 dai regimi di destra in Sud America, in particolare in Argentina e Cile con il calcio. Nuvolari, tuttavia, non si pronunciò mai a favore di Mussolini e del fascismo e anzi, in un’occasione mise in ridicolo Hitler, quando al Gran Premio di Germania sul circuito di Nurburgring, gara a cui assistette il dittatore tedesco assieme ad alcuni gerarchi nazisti, vinse su Alfa Romeo contro una schiera di Mercedes e Auto Union, che all’epoca erano molto più potenti della controparte italiana, nonostante all’inizio dell’ultimo giro avesse un ritardo di trenta secondi dal primo.
Tuttavia, è nota la sua amicizia con Gabriele D’Annunzio, il quale gli regalò anche un portafortuna che Nuvolari fece cucire sulla sua maglia da corsa.
Nuvolari, da vero combattente, non annunciò mai il suo ritiro, anche se dopo la sua ultima corsa le sue condizioni di salute peggioravano a vista d’occhio, fino a quando un ictus non lo paralizzò in parte nel 1952.
La morte avvenne l’anno successivo, nel 1953, a causa di un altro ictus.
Ai funerali parteciparono oltre cinquantamila persone, tra cui Enzo Ferrari, e la sua bara, posta su un telaio di automobile, fu scortata da Ascari, Fangio e Villoresi.